L’Ulisse 5/6 – Le riviste letterarie cartacee italiane

Editoriale

Appurare tutto quello che è accaduto nella fisionomia dell’odierno vuole anche dire vedersi nel mezzo di distanze a gorgo, mani nel buio, e segnati dall’ininterrotta violenza e violazione, a ridosso dei comportamenti (delle “idee” intercambiabili) indotti dai mass media: si soccombe in molti davanti all’incremento delle quote di svago, stancati di allettamenti frenetici e dall’immeditato scorrere, e condizionati, per adattamento noncurante, da un vuoto cospicuo. Sempre, attorno, pervasivi logorii ostacolano l’intelligenza. L’attualità, nostro volto, vive proprio dell’incremento dell’impronta su noi di questi logorii, e degli agguati della loro attività modellante; ovunque, assiduamente, si partecipa alle potenzialità della dispersione e della distrazione. È un’operazione che vuole restringere ogni individuo – per adesione all’offerta del frenetico, ai congegni dell’evasione-convulsione ininterrotta e al culto/rispecchiamento dell’immediato allettante (il gusto per il sùbito “passare oltre”, per l’avvistamento rapido o azzeramento dell’analisi, nel postulato della superficialità, ecc.) – ai richiami all’insofferenza verso pratiche che vogliano “trattenere” e non fornire l’intervento del sollievo. Tale è l’attenzione della poesia, assunta infatti nell’indifferenza della collettività. Per dirla con Adorno e Horkheimer: “Ogni voce discorde è soggetta a censura; l’addestramento al conformismo si estende fino alle emozioni più intime e sottili. In questo gioco l’industria culturale riesce a presentarsi come spirito obbiettivo nella misura stessa in cui riprende volta a volta tendenze antropologicamente vive nei suoi clienti. Ricollegandosi a queste tendenze, corroborandole e offrendo loro una conferma, essa può nello stesso tempo espungere, o anche condannare esplicitamente, tutto ciò che rifiuta la subordinazione” (in Lezioni di sociologia, 1966). Ma come si insedia allora chi oggi accoglie il “rischio” di parlare di nuovo di scrittura poetica? Quali gli ostacoli, quali i riferimenti idonei?

Il nuovo numero de “L’Ulisse”, un numero doppio, 5/6, raccoglie l’esito di un’inchiesta che inizialmente si prevedeva strutturata su due numeri successivi; pone al centro un censimento delle riviste letterarie cartacee italiane (soprattutto di poesia, ma non solo). A ciascuna abbiamo chiesto un articolo di presentazione e di analisi del proprio percorso, proposto eventualmente in forma di questionario rigido. L’inchiesta ha inteso sondare il panorama e la lettura del presente che da queste traspare, l’impegno verso la poesia (nuova) e gli indirizzi di operatività che esse si danno.

Nelle partecipazioni accolte, ove i direttori delle testate (o chi per loro) hanno preferito dare diretta risposta al questionario, le domande loro sottoposte sono state le seguenti:

  1. Come, quando e con quali motivazioni ed indirizzi nasce la rivista?
  2. Esiste nella vostra attività l’idea di un pubblico al quale rivolgersi? In tal caso come connoterebbe questo pubblico?
  3. Quali domande e riflessioni hanno improntato la vita della rivista, quali questioni ha visto nascere nel corso del dibattito, interno ed esterno ad essa? Quali le questioni più importanti sollevate?
  4. In cosa consistono, nella sua visuale, i meriti precipui della rivista, quali le inchieste più interessanti, quali gli articoli decisivi?
  5. Quale il compito odierno di una rivista? Quale il compito individuale che si è prefissata la testata che lei dirige? Perché una rivista di letteratura?
  6. La vostra è una rivista “militante”? Se sì, in che senso?
  7. In base all’esperienza e alla conoscenza del panorama acquisita con gli anni, come vede/ descrive/ classifica il panorama dell’odierna poesia italiana, le prospettive critiche, e che tipo di linee intravede delineate per il futuro (prossimo e non)?
  8. Crede in possibili confronti con realtà straniere? Sente già attuato tale confronto dal lavoro che svolgete? Se sì, in che termini è avvenuto (esempi)?
  9. Crede in possibili confronti con altre discipline espressive ed artistiche? Se sì, sul piano dello sguardo, delle poetiche o degli strumenti?
  10. Più in generale, quale tipo di evoluzione ha riscontrato nel panorama della cultura e dell’editoria italiana da quando la rivista è nata ad ora?
  11. Dov’è ora (come è cambiata nel corso degli anni) e dove sta andando la sua rivista? Quali sono le trasformazioni più vistose che ha realizzato e attraversato? Che cosa è rimasto dell’originario progetto?
  12. Ci piacerebbe leggere il vostro primo editoriale, e l’ultimo.
  13. Porti pure, se crede, altre questioni che vorrebbe sottolineare.

L’adesione all’inchiesta è stata felicemente larga e ha coinvolto molte delle testate di maggior lustro e migliore diffusione – portando alla luce una ricchezza di indirizzi, storie e finalità anche configgenti e non amalgamabili –, con poche e giustificate eccezioni (tra le assenti degne di menzione, “Poesia”, “L’immaginazione” e “Avanguardia”).

Segue la sezione “L’opinione”: si raggruppano qui saggi, interventi e importanti spunti di riflessione di Andrea Cortellessa, Valerio Magrelli e Giudo Oldani. Termina “Il Dibattito” l’usuale sezione di interviste “In Dialogo”, con Biagio Cepollaro e Maurizio Cucchi.

Molteplici, anche questa volta, i testi e i documenti presentati nella sezione riservata agli autori. Si apre con alcune poesie inedite di Franco Buffoni, cui fanno seguito nomi di chiara profondità, e giovani di valore o che presto sapranno farsi spazio. Abbiamo qui sentito necessario omaggiare Paola Malavasi, poetessa recentemente scomparsa, proponendo alcuni suoi inediti introdotti da un ricordo di Isabella Leardini.

Chiude la rivista, suggerendo nuovi percorsi per i futuri numeri, “Carte d’artista”, dove si riprende un interessante lavoro, sulla tematica del “gioco”, di Gianluca Codeghini.

Stefano Salvi

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